playground

playground

sabato 29 ottobre 2016

Cruijff, Neeskens e il calcio totale (in poche righe)


Sono nato nel 1988 e il mio primo ricordo calcistico è il Mondiale di Francia ’98. Prima, il buio.

Per fortuna esistono reportage, articoli, approfondimenti ecc. Possiamo tornare indietro nel tempo e scoprire chi ha segnato indelebilmente questo sport.

La storia del calcio è fatta di cicli e periodi. E di squadre e giocatori che ne hanno scritte le pagine: il Grande Torino, il Brasile di Pelé, il leggendario Real Madrid di Alfredo Di Stefano. E l’Ajax d‘inizio anni ’70.

“Gioco all’olandese”, “filosofia oranje” e “il calcio totale”: frasi che escono dalla bocca di ogni allenatore, ogni giornalista, ogni calciofilo.

Johan Cruijff, lui sì, lo conoscono tutti. Anche i più giovani. Ma poco sappiamo di quella versione dei “Lanceri” che riscrisse le regole.

Rinus Michel
Tra il 1969 e il 1974, i biancorossi di Amsterdam scossero un movimento intero. Rinus Michel, tecnico visionario (che poi farà le fortune anche della Nazionale olandese), decise di rompere gli schemi, letteralmente. Il 4-3-3 e il 4-2-4, poco comuni a quei tempi, diventarono normalità. Disposizioni tutt’altro che "bloccate": i giocatori cambiavano ruolo durante le azioni, si inserivano di continuo, partecipavano a tutte le fasi. Si giocava per attaccare e aggredire l’avversario. Fisicamente, mentalmente. Un atteggiamento spregiudicato che annichilva, proprio perchè "alieno": difesa alta, portiere altrettanto, regista che guida la manovra e lancia i tanti compagni proiettati in attacco, punte capaci di fare tutto. 

Michel chiedeva ai suoi uno sforzo enorme. Un dispendio di energie immenso. Dunque, allenamenti durissimi, perlopiù finalizzati ad aumentare la resistenza fisica. “Il calcio totale” non è questione solo di testa.

Johan Neeskens era l’uomo perfetto per questo calcio: potente, ordinato, dedito alla squadra, eclettico, poliedrico. Un punto fermo. Un leader dentro e fuori.

Ma, come sempre, ci si innamora dell’interprete più fantasioso. Quindi, Johan Cruijff. Attaccante vero e proprio, il numero 14 per eccellenza era detto “centravanti di manovra”: punta sì, ma con licenza di abbassarsi, svariare lungo il campo, inventare, ispirare.
E poi ci metteva tanta voglia. Quasi avesse “la garra” argentina. Che ti fa amare dal pubblico, ma anche dai compagni. 




Quando Neeskens e Cruijff passarono al Barcellona, il ciclo si concluse.

In cinque anni, quest’Ajax vinse tre campionati Nazionali, tre Coppe d’Olanda, tre Coppe dei Campioni di fila e una Coppa Intercontinentale. Dominio. 




Un orgoglio nazionale. Amsterdam non smetterà mai di dire grazie ai suoi “eroi”. E il museo della squadra, all’interno dell’Amsterdam Arena, è dedicato in gran parte proprio a loro.

Se capitate nella capitale olandese, un tributo è obbligatorio. 


AJAX MUSEUM 

Sito: amsterdamarena.nl

Dove si trova:



Nessun commento:

Posta un commento