Confesso: ho caldeggiato a lungo l’esonero di Gasperini.
Non per mancanza di risultati (motivazione valida, ma spesso debole), ma per il
deludente atteggiamento della squadra: molle, confusa, senz’anima. Attorno al
tecnico, inoltre, tanto scetticismo. Distaccato, freddino, poco coinvolto
dall’ambiente. Solo nuvole; non vedevo altro.
Per fortuna, la sfiducia era un fattore esterno. Giocatori e
staff, i recenti progressi lo dimostrano, hanno sempre remato nella stessa
direzione del Gasp. E così è arrivata la svolta.
La mia crisi “zampariniana” si è rivelata figlia delle colpevole fretta.
La partita di quest’oggi è l’ennesima riprova di come il
lavoro stia dando succosissimi frutti. La Dea ha cambiato volto. Ora è una
squadra coinvolgente, emozionante per quanta “garra” ci mette.
Il pressing, continuo e forsennato, scalda il pubblico ed
esalta gli interpreti. E’ portato dal primo all’ultimo minuto, con ordine e
preparazione. Baricentro altissimo che soffoca la costruzione avversaria,
permette il veloce recupero di palla e premia la verticalità della manovra.
Jasmin Kurtic: finalmente è "tornato" |
Non è una filosofia semplice da interpretare: ci vogliono
gambe e cervello. E che Kurtic sia l’uomo simbolo della riuscita della
scommessa gasperiniana, beh, dice molto. Lo sloveno, infatti, ha rispolverato
quell’esuberanza che tanto l’aveva fatto apprezzare a Palermo e Sassuolo.
L’anno scorso, al contrario, solo delusioni. Lo avevo spesso preso di mira.
Ora, rivitalizzato, copre la trequarti come un Hamsik di qualche anno fa (con
le dovutissime proporzioni): aiuta in contenimento, supporta il bravo
Gagliardini (piede e idee) e si getta nello spazio. Un gol buttandosi in area,
l’altro a rimorchio: non è casualità.
Due perle arrivate nel finale di primo tempo e meritate.
Perché, come nelle scorse settimane, l’atteggiamento nerazzurro è stato
azzeccato sin dal calcio d’inizio. L’Atalanta è consapevole di stare bene. Non
ha paura nemmeno di un Genoa in buona vena e giustamente apprezzato, per merito del competente
Juric.
Testa bassa e puro spirito. Difesa solida, sostituzioni
forzate che non influiscono, Freuler e Gagliardini fanno quadrato, Petagna a fare sportellate (ma con buona qualità)
e il Papu che si diverte, dando fantasia e imprevedibilità a un organico che si
muove armonico.
La Dea controlla il match, e non arretra mai. Nemmeno nella
ripresa, quando dovrebbe essere il Grifone a spingere. Si rischia qualcosa (San
Berisha), ma non svanisce la consapevolezza di avere tutto sotto controllo. Quando
la palla è orobica, tanti uomini in movimento, diverse soluzioni a
disposizione, colpi di tecnica. Pensando a un mese fa, dalla notte fonda al
giorno più splendente.
Ed è giusto che sia proprio Gomez a chiudere un magico pomeriggio.
Da numero 10 vero. Maglia che porta con
merito.
Tre le vittorie consecutive, 19 i punti in classifica. E’ un
periodo d’oro; passerà. Ma vabbè, godiamoci la sensazione: soffrire di vertigini non è mai stato così
bello.
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