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domenica 30 ottobre 2016

Atalanta-Genoa: che bello soffrire di vertigini


Confesso: ho caldeggiato a lungo l’esonero di Gasperini. Non per mancanza di risultati (motivazione valida, ma spesso debole), ma per il deludente atteggiamento della squadra: molle, confusa, senz’anima. Attorno al tecnico, inoltre, tanto scetticismo. Distaccato, freddino, poco coinvolto dall’ambiente. Solo nuvole; non vedevo altro.

Per fortuna, la sfiducia era un fattore esterno. Giocatori e staff, i recenti progressi lo dimostrano, hanno sempre remato nella stessa direzione del Gasp. E così è arrivata la svolta.

La mia crisi “zampariniana” si è rivelata figlia delle colpevole fretta.

La partita di quest’oggi è l’ennesima riprova di come il lavoro stia dando succosissimi frutti. La Dea ha cambiato volto. Ora è una squadra coinvolgente, emozionante per quanta “garra” ci mette.

Il pressing, continuo e forsennato, scalda il pubblico ed esalta gli interpreti. E’ portato dal primo all’ultimo minuto, con ordine e preparazione. Baricentro altissimo che soffoca la costruzione avversaria, permette il veloce recupero di palla e premia la verticalità della manovra.

Jasmin Kurtic: finalmente è "tornato"
Non è una filosofia semplice da interpretare: ci vogliono gambe e cervello. E che Kurtic sia l’uomo simbolo della riuscita della scommessa gasperiniana, beh, dice molto. Lo sloveno, infatti, ha rispolverato quell’esuberanza che tanto l’aveva fatto apprezzare a Palermo e Sassuolo. L’anno scorso, al contrario, solo delusioni. Lo avevo spesso preso di mira. Ora, rivitalizzato, copre la trequarti come un Hamsik di qualche anno fa (con le dovutissime proporzioni): aiuta in contenimento, supporta il bravo Gagliardini (piede e idee) e si getta nello spazio. Un gol buttandosi in area, l’altro a rimorchio: non è casualità.

Due perle arrivate nel finale di primo tempo e meritate. Perché, come nelle scorse settimane, l’atteggiamento nerazzurro è stato azzeccato sin dal calcio d’inizio. L’Atalanta è consapevole di stare bene. Non ha paura nemmeno di un Genoa in buona vena e giustamente apprezzato, per merito del competente Juric.

Testa bassa e puro spirito. Difesa solida, sostituzioni forzate che non influiscono, Freuler e Gagliardini fanno quadrato, Petagna a fare sportellate (ma con buona qualità) e il Papu che si diverte, dando fantasia e imprevedibilità a un organico che si muove armonico.

La Dea controlla il match, e non arretra mai. Nemmeno nella ripresa, quando dovrebbe essere il Grifone a spingere. Si rischia qualcosa (San Berisha), ma non svanisce la consapevolezza di avere tutto sotto controllo. Quando la palla è orobica, tanti uomini in movimento, diverse soluzioni a disposizione, colpi di tecnica. Pensando a un mese fa, dalla notte fonda al giorno più splendente.

Ed è giusto che sia proprio Gomez a chiudere un magico pomeriggio. Da numero 10 vero.  Maglia che porta con merito.

Tre le vittorie consecutive, 19 i punti in classifica. E’ un periodo d’oro; passerà. Ma vabbè, godiamoci la sensazione: soffrire di vertigini non è mai stato così bello.

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