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sabato 25 febbraio 2017

Vedi Napoli e poi godi


51. Cinquantuno.

Nel girone d’andata, la vittoria col Crotone aveva segnato il cambio di rotta. La vera svolta, però, era arrivata la settimana successiva, contro il Napoli.

In quel momento è nata l’Atalanta di Gasperini. Da quel momento, la Dea non si è più fermata.

Quel pomeriggio, al Comunale, è apparso quel gioco, tra i più belli della serie A, poi diventato il fil-rouge di questa stagione pazzesca. Epifania di un’identità profonda, ben riconoscibile, esaltante e, soprattutto, vincente.

L’Atalanta è una squadra vera. L’Atalanta è una squadra forte. L’Atalanta è una squadra con la mentalità giusta per puntare in alto.

Solo così si può spiegare una prestazione da protagonista al San Paolo, davanti al Napoli di Sarri, abituato a riempire i tabellini e triturare gli avversari a suon di goleade, verticalizzazioni e manovre da applausi. Una macchina, quella azzurra, a tratti perfetta. Perciò, giustamente temuta, decantata e rispettata. Stasera, però, non l’abbiamo vista. 

E c'è gente che sborsa 30 milioni per Maksimovic

L’Atalanta, non da oggi, è un mix di sfrontatezza e consapevolezza. Scende in campo per imporre il proprio credo, qualsiasi sia l’avversario. Puoi soffrire o non essere in giornata, ma sai chi sei e cosa devi fare. Sempre. Prodigio tattico e psicologico.

Presenza di spirito che consente a un centrale come Caldara di abbandonare il suo ruolo, farsi 70 metri di campo per accompagnare una ripartenza e siglare la doppietta personale con una volè da bomber navigato. Il tutto, con la squadra in 10.

Presenza di spirito che ha consigliato a Gasperini di non rivoluzionare la formazione dopo l’espulsione di Kessiè. Ha atteso che i suoi leggessero il momento. Un chiaro messaggio di fiducia. Ben ripagato, direi. 

D'altronde, come non credere in questi ragazzi? Continuano a dimostrare dedizione, applicazione, saggezza e, quel che più piace a noi tifosi, voglia di sognare. Sono i primi a scommettere (evito battute su Masiello) su se stessi.

Mentalità che porta solo sorrisi e trionfi. E di esultare con le braccia al cielo, noi, ancora non ci siamo stancati.

sabato 18 febbraio 2017

Il Crotone è davvero rognoso, ma l'Atalanta vince pure questa


Delle tre squadre palesemente candidate alla retrocessione, il Crotone è quella più viva. E allenata. Visto il materiale a disposizione, Nicola sta facendo il massimo.

I calabresi hanno preparato al meglio anche la sfida di Bergamo. Hanno studiato l’Atalanta e, per tutto il primo tempo, l’hanno imbrigliata. Ali tenute basse, Petagna e Gomez seguiti a uomo ovunque, mediani raddoppiati sistematicamente. Per 45 minuti, i nerazzurri non hanno giocato. Anzi, non hanno potuto.

Merito del Crotone, ovvio, ma gli orobici ci hanno messo del loro: frustrati dall’impossibilità di esprimersi come in altre occasioni, si sono intestarditi e hanno cestinato decine di palloni. Buon per loro che i calabresi non abbiano pareggiato la tenace prova difensiva con un attacco altrettanto efficace. Hanno fatto girare palla, ma non sono mai arrivati al tiro. Come gli avversari, d’altronde.

Per la Dea, un primo tempo da cassare e l'obbligo di sovvertire l'inerzia. Se non attraverso il gioco ragionato, con la voglia e la tenacia.

Gasperini deve aver toccato le corde giuste negli spogliatoi, perché la ripresa atalantina è stata di tutt’altro spessore. Esemplari i primi 5 minuti, all’assalto. Sufficienti per schiacciare gli avversari e “ritrovarsi”. Con un’azione tipica, ecco l’1-0: scambio Gomez –Petagna, cross basso ed esterno opposto che si getta verso la porta. Conti alza le braccia per la quarta volta in stagione. 

Conti, su quei cross, arriva sempre col tempo giusto (immagine dal web)

Un vantaggio che sblocca il match. Gli spazi si aprono: i bergamaschi trovano con più facilità le fasce, Gomez e Petagna tornano protagonisti.

Ma il Crotone non affonda. Cambia in corsa, uomini e disposizione, alla disperata ricerca del guizzo giusto. Ed è proprio quando servirebbe un colpo che si nota maledettamente la mancanza di un uomo dall’elevata cifra tecnica. Con la sola voglia, benché ben supportata dalla tattica, è dura ribaltare una partita. 
E quando anche le forze fisiche cominciano a scarseggiare, ecco che il pressing cala, così come la lucidità, i reparti si sfilacciano e l’Atalanta può correre in verticale. Ne nascono azioni buone per un raddoppio che, però, non arriva mai. Un pizzico di malasorte, anche.

Semplicemente, la giornata non è di quelle da ricordare, in cui tutto va per il verso giusto. Pomeriggi che ricapiteranno. E che vanno affrontate con coscienza e pazienza. Per centrare il bersaglio grosso - sì, quello che occupa i giovedì sera - bisogna anche imparare a soffrire.