A 39 anni ha detto basta. Ultimo giro di tango con la sua
Nazionale. Il che, a quell’età, potremmo anche concederglielo. Ma Manu Ginobili
è un signore del basket, un campione senza tempo, Paese o casacca. Avremmo
voluto che quell’uscita dal campo, tra le lacrime, non fosse mai avvenuta.
Forse è proprio in quel momento che ci siamo resi conto che “El Alma” stava
perdendo l’atleta più forte della sua storia, il suo simbolo, la sua leggenda.
E ci siamo resi conto che, cari signori, la fine della carriera del genio da Bahia
Blanca è veramente agli sgoccioli.
Abbiamo tifato per lui sino all’ultimo,
incollandoci allo schermo con la velata (nemmeno troppo) speranza che, in un
ultimo atto di eroismo, il suo mancino avrebbe steso, chissà poi come, gli
americani. Non è andata così, ed era facile prevederlo. La Generacion Dorada si
ferma qui. Manu, Nocioni, Scola e Delfino, campioni olimpici in quell’incredibile
2004, hanno dato tutto. Corpo e, appunto, “alma”. Hanno trascinato e divertito;
incantato e aizzato i tifosi. Argentini, ma non solo. Un amore trasversale, perché
chi gioca con quell’intensità non può essere disprezzato.
Ed Emanuel David Ginobili, classe 1977, è il volto di quella
favola, al sapor di racconto epico o cavalleresco, che ha regalato alla
Seleccion medaglie, fama e gloria eterna. Per vedere un’altra squadra di questo
livello, gli amici d’oltreoceano dovranno aspettare anni. Molti anni.
Ci siamo seduti sul divano e, metaforicamente, congiunti prima
con i tifosi biancocelesti, chiassosi e magici, che hanno inondato d’amor i propri idoli dalle tribune; poi con gli americani che, uno a uno, sono
andati in pellegrinaggio dall’oracolo col numero cinque; infine, con i
compagni, di lungo e nuovo corso, che lo hanno abbracciato per dirgli grazie.
Ecco, sì: GRACIAS MANU. Te lo diciamo anche noi italiani,
che da sempre ti sentiamo un po’ nostro. Grazie di tutto. Ti vedremo in campo
ancora un altro anno con i tuoi Spurs (godiamocelo), ma non vederti più con la
canotta della una Argentina chiude un capitolo difficile da dimenticare.
Queste alcune delle più belle parole che noi abbiamo speso
per te (lo 0,0001% di tutte quelle che sono state scritte):
— La Giornata Tipo (@parallelecinico) 17 agosto 2016
Quando mi chiedono: "Chi è il giocatore più forte contro cui hai giocato?". La mia risposta è sempre la stessa: "Manu Ginobili" #Rio2016— Matteo Soragna (@MatteoSoragna) 17 agosto 2016
Levatemi le lacrime di #Ginobili che poi piango anche io!#OlimpiadiTipo— Letizia (@leli0108) 17 agosto 2016
Grazie Luis. Grazie Chapu. Grazie Carlos.— Marco Facchetti (@MarcoFacchetti) 17 agosto 2016
E grazie a te, Manu.
Stasera siamo tutti un po' più argentini.#GeneracionDorada
Sarò ripetitivo ma "Un Manu es para siempre"#OlimpiadiTipo pic.twitter.com/FttlXty0va— Dante Di Stefano (@DDShark23) 17 agosto 2016
Pagato un rene per vedere Ginobili per l'ultima volta contro gli USA:fatto @parallelecinico #OlimpiadiTipo #Rio2016 pic.twitter.com/itsGyxgNeA— Giovanni Fiorina (@g_fiorina) 17 agosto 2016
Un'emozione è per sempre - https://t.co/WDCx4esi4N— Flavio Tranquillo (@quieto62) 19 agosto 2016
#Ginobili addio Argentina, il saluto del pubblico #Rio2016 a un eroe che ha fatto la storia https://t.co/w2yk6iC6eF pic.twitter.com/4WOK5dhqjn— Eurosport IT (@Eurosport_IT) 18 agosto 2016
Le lacrime di Ginobili nel momento in cui sa che non indosserà più la casacca albiceleste tra i momenti sportivi più belli del 2016.— Alessandro Zanovello (@zanovels) 17 agosto 2016
Il ritiro di Nowitzki lo scorso anno, Ginobili, Nocioni e Parker ieri, magari Pau e Navarro nei prox giorni.. E' finita un'epoca, altroché.— Marco Pagliariccio (@loupaya) 18 agosto 2016
come fai a non essere romantico con Manu Ginobili?— Francesco Tonti (@Dreamtimme) 17 agosto 2016
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