Delle tre squadre palesemente candidate alla retrocessione,
il Crotone è quella più viva. E allenata. Visto il materiale a disposizione,
Nicola sta facendo il massimo.
I calabresi hanno preparato al meglio anche la sfida di
Bergamo. Hanno studiato l’Atalanta e, per tutto il primo tempo, l’hanno
imbrigliata. Ali tenute basse, Petagna e Gomez seguiti a uomo ovunque, mediani
raddoppiati sistematicamente. Per 45 minuti, i nerazzurri non hanno giocato. Anzi,
non hanno potuto.
Merito del Crotone, ovvio, ma gli orobici ci hanno messo del loro:
frustrati dall’impossibilità di esprimersi come in altre occasioni, si sono
intestarditi e hanno cestinato decine di palloni.
Buon per loro che i calabresi non abbiano pareggiato la tenace prova difensiva
con un attacco altrettanto efficace. Hanno fatto girare palla, ma non sono mai
arrivati al tiro. Come gli avversari, d’altronde.
Per la Dea, un primo tempo da cassare e l'obbligo di sovvertire l'inerzia. Se non attraverso il gioco ragionato, con la voglia e la tenacia.
Gasperini deve aver toccato le corde giuste negli
spogliatoi, perché la ripresa atalantina è stata di tutt’altro spessore. Esemplari
i primi 5 minuti, all’assalto. Sufficienti per schiacciare gli avversari e
“ritrovarsi”. Con un’azione tipica, ecco l’1-0: scambio Gomez –Petagna, cross
basso ed esterno opposto che si getta verso la porta. Conti alza le braccia per la quarta volta in stagione.
Conti, su quei cross, arriva sempre col tempo giusto (immagine dal web) |
Un vantaggio che sblocca il match. Gli spazi si aprono: i bergamaschi trovano con più facilità le fasce, Gomez e Petagna
tornano protagonisti.
Ma il Crotone non affonda. Cambia in corsa, uomini e
disposizione, alla disperata ricerca del guizzo giusto. Ed è proprio quando
servirebbe un colpo che si nota maledettamente la mancanza di un uomo dall’elevata
cifra tecnica. Con la sola voglia, benché ben supportata dalla tattica, è dura
ribaltare una partita.
E quando anche le forze fisiche cominciano a scarseggiare,
ecco che il pressing cala, così come la lucidità, i reparti si sfilacciano e
l’Atalanta può correre in verticale. Ne nascono azioni buone per un raddoppio
che, però, non arriva mai. Un pizzico di malasorte, anche.
Semplicemente, la giornata non è di quelle da
ricordare, in cui tutto va per il verso giusto. Pomeriggi che ricapiteranno.
E che vanno affrontate con coscienza e pazienza. Per centrare il bersaglio
grosso - sì, quello che occupa i giovedì sera - bisogna anche imparare a soffrire.
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