Una vera squadra gioca da gruppo e segue sempre la sua
filosofia. Qualsiasi siano gli interpreti, anche in mancanza degli uomini più
talentuosi.
L’Atalanta è squadra e gruppo: la vittoria col Chievo
ne è ennesima dimostrazione.
Perché la De ha dovuto fare a meno delle sue stelline (o già
stelle): Gagliardini, Caldara e Kessiè. Per i ben noti motivi.
Le certezze di Gasperini non si sono incrinate; credo e
atteggiamento non sono stati stravolti.
L’assenza dei due centrali di centrocampo ha “promosso”
Freuler e Grassi. Non sono due scommesse, poiché hanno già ampiamente
dimostrato il proprio valore e recitato un ruolo tutt’altro che marginale nella
prima parte di stagione, ma non hanno le qualità del futuro
interista (da domani o dopo) e dell’ivoriano.
Prendere o lasciare. Non c’erano alternative. L’innesto di
Konko nel finale, proprio al posto di Grassi, ha ribadito come il Gasp abbia
dovuto fare tesoro del poco materiale a disposizione.
Piccola rivoluzione che il tecnico ha affrontato da grande
tattico: mediana con meno incombenze e sviluppo della manovra orientato
maggiormente sulle fasce. Dove le coppie Spinazzola-Gomez e Conti-Kurtic (che è
spesso si allarga a sinistra) sono certezze.
Una scelta strategica che ha mandato in tilt i clivensi,
imbarazzati dalla velocità degli avversari. La retroguardia di Maran, troppo
statica e “stagionata” per il frangente, è sempre stata in affanno: Frey e
Gobbi perennemente sverniciati, Dainelli e Gamberini spesso in ritardo.
I padroni di casa hanno seriamente accusato evidenti pecche
difensive. E non è solo colpa dei quattro davanti a Sorrentino. Ogni ripartenza
bergamasca è stata una spina nel fianco. Il Chievo non ha mai rinculato con
ordine e occupato gli spazi giusti. Gli attacchi dalle
fasce hanno fatto collassare (termine mutuato dal basket che spiega
benissimo) nell’area piccola la difesa veronese, che ha smarrito banalmente compattezza e marcature.
Ecco perché all’Atalanta sono bastati un paio passaggi
arretrati, all’altezza del dischetto, per trovare la via del gol. Due volte,
sempre col Papu (minuto 2 e 23).
Il Papu sopra tutti, ancora una volta. |
Se il Chievo era riuscito a reagire discretamente allo svantaggio a freddo, dopo il raddoppio si è sciolto. E ha
incassato il terzo gancio, a firma Conti, al termine di un’altra azione nerazzurra troppo rapida e
dirompente.
Una frazione iniziale perfetta, quella della Dea. Senza
pecche.
Così anche i primi quindici minuti di ripresa. Poi, le prime
distrazioni verso il 60’. E Pellissier non è uno che perdona.
Ma la reazione del Chievo dura poco. Fuoco di paglia che si
spegne definitivamente quando Petagna, che ancora non trova questo benedetto
gol, lavora magistralmente l’ennesimo pallone sporco e manda Freuler in porta.
Vittoria per 4-1, 35 punti in classifica, quarto posto
momentaneo e tanta gioia. Quando c’è il gruppo, c’è tutto. In attesa di capire come il mecato ridisegnerà la fisionomia di questa stupenda Atalanta.
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