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domenica 8 gennaio 2017

L'Atalanta demolisce il Chievo: quando il gruppo è tutto


Una vera squadra gioca da gruppo e segue sempre la sua filosofia. Qualsiasi siano gli interpreti, anche in mancanza degli uomini più talentuosi.

L’Atalanta è squadra e gruppo: la vittoria col Chievo ne è ennesima dimostrazione.

Perché la De ha dovuto fare a meno delle sue stelline (o già stelle): Gagliardini, Caldara e Kessiè. Per i ben noti motivi. 

Le certezze di Gasperini non si sono incrinate; credo e atteggiamento non sono stati stravolti. 

L’assenza dei due centrali di centrocampo ha “promosso” Freuler e Grassi. Non sono due scommesse, poiché hanno già ampiamente dimostrato il proprio valore e recitato un ruolo tutt’altro che marginale nella prima parte di stagione, ma non hanno le qualità del futuro interista (da domani o dopo) e dell’ivoriano.
Prendere o lasciare. Non c’erano alternative. L’innesto di Konko nel finale, proprio al posto di Grassi, ha ribadito come il Gasp abbia dovuto fare tesoro del poco materiale a disposizione.

Piccola rivoluzione che il tecnico ha affrontato da grande tattico: mediana con meno incombenze e sviluppo della manovra orientato maggiormente sulle fasce. Dove le coppie Spinazzola-Gomez e Conti-Kurtic (che è spesso si allarga a sinistra) sono certezze.

Una scelta strategica che ha mandato in tilt i clivensi, imbarazzati dalla velocità degli avversari. La retroguardia di Maran, troppo statica e “stagionata” per il frangente, è sempre stata in affanno: Frey e Gobbi perennemente sverniciati, Dainelli e Gamberini spesso in ritardo.

I padroni di casa hanno seriamente accusato evidenti pecche difensive. E non è solo colpa dei quattro davanti a Sorrentino. Ogni ripartenza bergamasca è stata una spina nel fianco. Il Chievo non ha mai rinculato con ordine e occupato gli spazi giusti. Gli attacchi dalle fasce hanno fatto collassare (termine mutuato dal basket che spiega benissimo) nell’area piccola la difesa veronese, che ha smarrito banalmente compattezza e marcature.   

Ecco perché all’Atalanta sono bastati un paio passaggi arretrati, all’altezza del dischetto, per trovare la via del gol. Due volte, sempre col Papu (minuto 2 e 23).

Il Papu sopra tutti, ancora una volta.

Se il Chievo era riuscito a reagire discretamente allo svantaggio a freddo, dopo il raddoppio si è sciolto. E ha incassato il terzo gancio, a firma Conti, al termine di un’altra azione nerazzurra troppo rapida e dirompente. 

Una frazione iniziale perfetta, quella della Dea. Senza pecche.

Così anche i primi quindici minuti di ripresa. Poi, le prime distrazioni verso il 60’. E Pellissier non è uno che perdona.

Ma la reazione del Chievo dura poco. Fuoco di paglia che si spegne definitivamente quando Petagna, che ancora non trova questo benedetto gol, lavora magistralmente l’ennesimo pallone sporco e manda Freuler in porta.

Vittoria per 4-1, 35 punti in classifica, quarto posto momentaneo e tanta gioia. Quando c’è il gruppo, c’è tutto. In attesa di capire come il mecato ridisegnerà la fisionomia di questa stupenda Atalanta.

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