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mercoledì 8 giugno 2016

Io visito Kiev: dal profano al sacro, d'oro vestiti

Il mio "campo base" è fissato in Honchara street. In pratica, Peremohy square: snodo cruciale del distretto finanziario di Kiev, trafficato e chiassoso. Tra una vettura sfrecciante e l'altra (guidano da pazzi) si intravede un grande palazzo grigio dalla forma semi-circolare. Quel palazzo è il circo stabile della città. Proprio così: la Capitale ucraina ospita 365 giorni all'anno acrobati, clown, attori e giocolieri.

Costruito negli ultimi anni dell'800, è stato a lungo il più grande circo d'Europa grazie ai suoi due mila posti a sedere. Ancora oggi, pur avendo perso il primato, rimane punto di riferimento per l'arte circense, tradizionale e moderna. Ciò non toglie che, messo lì, sul cupo andante e piuttosto anonimo, risulti piuttosto tristino. E con le insegne di pagliacci e artisti, pure un pizzico grottesco.

Il circo di Peremohy square

La mattinata prosegue imboccando l'ormai nota Shevchenka Boulevard. Pochi minuti ed eccomi al giardino botanico Fomin, solo sfiorato nella prima giornata in Ucraina.

Questa volta entro. E il traffico è subito dimenticato. Piccolo ma ben tenuto, il giardino è poco più che un parco dove rilassarsi e, perché no, bersi un caffè o mangiare qualcosa. Probabilmente ci sono piante degne di attenzione, ma la mia conoscenza della materia è a dir poco scarsa. Sono alberi, punto.



Fomin Botanical Garden

Lasciato alle spalle il giardino, proseguo su Shevchenka Boulevard (se scegliete l'altra uscita del parco, Tolstoho street). Poche centinaia di metri mi separano da un altro spiazzo verde: il Shevchenka Park.

A questo punto, impossibile farsi sfuggire l'Università. La Taras Shevchenko National University of Kyiv, infatti, non passa di certo inosservata, visto che si presenta con un abito sgargiante color barbabietola. Eh sì, il palazzo è completamente rosso. Sul perché, diverse ipotesi: c'è chi dice che sia stata colpa di maldestri pittori; chi si rifà ai colori dell'ordine di San Volodymyr (rosso e nero); chi, infine, crede che la scelta cromatica voglia ricordare il sangue versato dai soldati ucraini durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il palazzo dell'Università

In attesa, che spasmodica non è, di sapere quale sia la versione più attendibile, mi avvicino all'entrata, posta al centro della struttura progettata, tra l'altro, da un architetto di origini italiane: Lorenzo Beretti.

È sempre stato un mio vizio quello di girovagare nelle Università delle città che visito. Questa volta, però, non è possibile. Senza pass non si è ammessi. E dopo aver cercato una via secondaria libera, senza successo, rinuncio. Con rammarico, anche perché dal portone centrale si intravede una vetrata molto promettente.

Non dispero troppo. La Cattedrale di San Volodymyr è li che mi aspetta. Basta "valicare" il Boulevard e camminare per pochi istanti in direzione Peremohy Square.


La Cattedrale di San Volodymyr

Oro e blu, con cupole stellate e quell'opulenza tipica della fede ortodossa, la Cattedrale fu terminata nel 1896. Piccola e accogliente, è sempre piena di credenti che entrano anche solo per accendere un cero. Tra un altare e l'altro, attorniati dai tanti dipinti, che portano importanti firme e rendono la chiesa un piccolo tesoro.

Uno scorcio dell'altare centrale

Dall'oro all'oro, fisso nel Golden Gate (Zoloti Vorota) il mio prossimo obiettivo. Nemmeno complicato: passata la piazza dell'Opera, eccolo lì. Mezzo castello e mezza baita, altro non è che un'antica porta delle mura cittadine.

Il Golden Gate

Un tempo inespugnabile, divenne poi obsoleta e tramandata, tanto che si decise di ricoprirla di terra. Quella che si vede oggi, infatti, è una ricostruzione. Tuttavia vale la pena di visitarla, anche perché la piazzetta circostante è curata e vivace.

Piccola chicca: la fermata della metro del Golden Gate è considerata una delle più belle d'Europa, nonché tra le prime quindici nel mondo.

La fermata del Golden Gate

Quando un turista affamato incontra un ristorante giapponese, la scintilla scatta automatica. Accanto al Golden Gate c'è il Murakami, che è carino e ordinato, ma di asiatico ha solo nome, menù e vagamente l'arredamento. Piatti buonini ma  assolutamente "europeizzati", con prezzi per noi più che accessibili. L'equivalente di poco più di otto euro e il pranzo è andato. Tutto sommato, ci sta.

Ultimo sforzo, che solo che piacevole è: imbocco Zolotovorits'ka street e arrivo in Sofivs'ka square dove si erge imperiosa e regale la Cattedrale di Santa Sophia che.... Nulla, basta così. Santa Sophia sarà il punto di partenza l'itinerario di domani. Se vi va, non perdetelo.

Domani ripartiró dalla Cattedrale di Santa Sofia


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