E’ passato poco dall’inizio di questa stagione. Un mese
circa: nulla se pensiamo a quanto dura quella dolce maratona detta NBA. Tuttavia,
siamo in quel momento in cui è possibile tirare i primi bilanci, acerbi ma non
troppo, e renderci conto di quali squadre stanno deludendo, quali convincendo e
quali, infine, devono cambiare rotta per non buttar via l’annata.
Ripeto: una ventina di partite è poco, ma anche sufficiente per farsi un’idea. Cercherò, dunque, di analizzare Division per Division l’andamento delle varie franchigie, dando un voto (valutazione stupida e limitante, ma facile e immediata) a ciascuna e indicando quale giocatore sta rispettando(o addirittura superandole) le aspettative e quale, invece, le sta deludendo.
Ok? Ci siamo? Tutto molto semplice direi.
NORTHWEST DIVISION
Oklahoma City Thunder, voto 7
E’ sempre la solita storia: al completo sono una squadra da lotta per il titolo; senza une delle stelle, sono una buona squadra, ma nulla più.
Purtroppo per OKC, anche quest’anno Durant ha saltato
qualche match di troppo, e l’assenza si è sentita. Detto questo, sulla carta,
possono davvero arrivare lontano. KD e Westbrook sono macchine inarrestabili,
Ibaka fa il terzo big e il resto del quintetto serve per equilibrare il tutto.
Al solito, però, la panchina rende poco o nulla. A parte Kanter e qualche
folata di Waiters, la second unit stenta maledettamente.
Billy Donovan ha portato qualcosina in più a livello
offensivo – a parte le cifre, si nota un timido tentativo di aver più ritmo e
circolazione di palla - ma la difesa resta da mani nei capelli. Anche solo come
atteggiamento.
Top: Russel Westbrook – Preferito a Durant perché c’è sempre
e, con o senza KD, rimane un giocatore clamoroso. Triple doppie centrate o
sfiorate a ogni serata e la solita grinta di chi vuole spaccare il mondo.
Peccato che, nella propria metà campo, tenda a scomparire manco fosse uno
Stealth.
Flop: Anthony Morrow – Potrebbe essere un’arma tattica
importante per OKC, come specialista sugli scarichi pronto a sfruttare gli
spazi lasciati dalle difese preoccupate di chiudere su KD e RW. Purtroppo è un
po’ scomparso dalla circolazione. Il campo lo vede, ma il canestro no.
Welcome to the Russell Westbrook show.
https://t.co/m3AILmSl1z
— Bleacher Report NBA (@BR_NBA) 26 Novembre 2015
Utah Jazz, voto 7-
Squadra rognosa se ce n’è una: grintosa, atletica, arcigna. Offensivamente i Jazz hanno tutti i limiti del mondo, ma in difesa sono tra i migliori della Lega. Sono copertissimi nel pitturato, dove Gobert e Favors sono tanta roba, e campano della solidità tattica di Hayward e Raul Neto. Gli altri in rotazione (non lunghissima), sono schegge un pochino più impazzite. Ma coach Snyder ci sa fare e ha disciplinato pure loro. Purtroppo vanno a momenti e, spesso, in alternanza. Se segna Burke, delude Burks; o viceversa.
La sensazione, però, rimane sempre la stessa: per fare il
vero salto di qualità serve una stella con la “S” maiuscola. Sennò rimarrà
sempre un buon gruppo e nulla più.
Top: Derrick Favors – Detto che Hayward è il migliore di
questa squadra, il prodotto di Georgia Tech merita un plauso per l’ottima
stagione sin qui disputata. Presente in difesa con rimbalzi, stoppate e
intimidazioni, riesce a essere efficace anche in attacco. E visto che Gobert
non sa esserlo, è l’unica alternativa offensiva credibile nel reparto lunghi.
Flop: Trey Burke – Più che una bocciatura, un rimprovero.
Per tutte quelle volte in cui si ostina a penetrare, penetrare e ancora
penetrare. Se hai quel fisico, ti beccherai stoppate su stoppate, nonostante tu
sia bravo (nessuno ne contesta le qualità) ad attaccare il ferro. Meglio quando
gioca più "controllato".
Minnesota, voto 6.5
Attesa da tutti come la possibile rivelazione dell’anno, sta confermando le aspettative. Forse, visto il potenziale, solo in parte.
Rispetto alla passata stagione, un enorme salto in avanti
(peggio era difficile), ma l’inizio di annata è stato difficile e qualche
passaggio a vuoto è pane settimanale di questi Lupi.
Attenuanti? Sì, ci sono: un
ambiente destabilizzato dall’addio di Flip Saunders, i tanti giovani e un
amalgama da costruire, le troppe assenze di Rubio. Perché diciamocelo chiaro:
lo spagnolo può spostare l’ago della bilancia. E’ in grado di dettare i tempi e
innescare gli esterni come nessun altro. Quando manca, tutto diventa più
farraginoso.
L’ex Barca non è la panacea di tutti i mali, ma i Wolves
“fatti e finiti” non possono farne a meno.
Dunque, tanto lavoro da fare.
Top: Andrew Wiggins – Senza dubbi la stella della squadra. In continua evoluzione e sempre più efficace. Offensivamente ha una rosa di soluzioni ampissima, soprattutto ora che sta sfruttando al meglio il suo atletismo. E’ un giocatore di prima fascia.
Top: Andrew Wiggins – Senza dubbi la stella della squadra. In continua evoluzione e sempre più efficace. Offensivamente ha una rosa di soluzioni ampissima, soprattutto ora che sta sfruttando al meglio il suo atletismo. E’ un giocatore di prima fascia.
Flop: Shabazz Muhammad – Spesso disordinato, abborracciato e
confusionario. Fisicamente potrebbe dominare, ma deve anche fare i conti con
una tecnica non eccelsa. E, sinceramente, con una relativa intelligenza
cestistica. Deve costruire una sua dimensione.
Andrew Wiggins came from nearly half court for this follow slam on a Rudez miss from the corner https://t.co/nCBvzvXz0Y
— The Cauldron (@TheCauldron) 28 Novembre 2015
Portland Trailblazers, voto 6
Partenza super, brusco calo, mediocre equilibrio: questo il riassunto della prima parte di stagione dei Blazers.
Come normale fosse, è una squadra che deve ancora costruire
la propria natura dopo il pesante rebuilding (verso il basso) estivo. Lillard e
McCollum sono le certezze di Stotts, che può sorridere anche per un discreto
Aminu. Il resto è tutto da vedere. Tanti giocatori che ruotano, in particolare
nel reparto lunghi, ma nessuno che riesca a convincere del tutto. Nella
finestra delle trade potrebbe succedere qualcosina.
Come pronosticabile, sarà un anno di transizione e "ricerca
interiore". Non mi aspetto molto e. sinceramente, vedo difficile un approdo ai
playoff.
Top: Damian Lillard – Il supercontrattone firmato in estate
lo investe del ruolo di leader e stella della squadra. Doti tecniche e carisma
non mancano. Il problema, ahimè, è che il solo McCollum va alla sua velocità.
Spesso deve giocare da solo.
Here is @Dame_Lillard reminding everyone that it's #LillardTime. (via @TheCauldron) https://t.co/CMShULmDeH
— Alex Kennedy (@AlexKennedyNBA) 21 Novembre 2015
Denver Nuggets, voto 6.5
Alti e bassi. Squadra da metà classifica che soffre enormemente con le grandi ma se la gioca bene con tutte le altre.
Malone ha
ridato fiducia a un gruppo che aveva chiuso la passata stagione tra mille dubbi
e troppi interrogativi tattici. Senza cambiare chissà che, a parte il buon
impatto di Mudiay, l’attacco pare un po’ più fluido ed efficace: la soluzione
giusta per una franchigia senza superstar (non me ne voglia Danilo) ma tanti
giocatori disposti al sacrificio e capaci di fare un po’ di tutto. Da questo
punto di vista, l’assenza forzata di Chandler ha tolto tanto.
Insomma, né carne né pesce. Nella NBA non è mai un pregio (a
mio avviso).
Top: Danilo Gallinari – E’ il giocatore che “più sposta” e
con maggiore talento. Tante prestazioni da dominatore, alternate ad
altre più in sordina. Ma non si può dubitare del fatto che sia il leader
carismatico e tecnico della squadra.
Flop: Randy Foye –Non mi aspettavo cifre folgoranti, ma i 4
punti e poco più di media sono davvero pochi. In un reparto esterni in cui
potrebbe dire la sua, fatica e non dà garanzie. Parabola discendente.
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