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domenica 29 novembre 2015

Butto lì le prime pagelle di questa stagione NBA - Northwest Division

E’ passato poco dall’inizio di questa stagione. Un mese circa: nulla se pensiamo a quanto dura quella dolce maratona detta NBA. Tuttavia, siamo in quel momento in cui è possibile tirare i primi bilanci, acerbi ma non troppo, e renderci conto di quali squadre stanno deludendo, quali convincendo e quali, infine, devono cambiare rotta per non buttar via l’annata.

Ripeto: una ventina di partite è poco, ma anche sufficiente per farsi un’idea. Cercherò, dunque, di analizzare Division per Division l’andamento delle varie franchigie, dando un voto (valutazione stupida e limitante, ma facile e immediata) a ciascuna e indicando quale giocatore sta rispettando(o addirittura superandole) le aspettative e quale, invece, le sta deludendo.

Ok? Ci siamo? Tutto molto semplice direi. 


Appuntamenti precedenti: 

Atlantic Division

 

NORTHWEST DIVISION



Oklahoma City Thunder, voto 7


E’ sempre la solita storia: al completo sono una squadra da lotta per il titolo; senza une delle stelle, sono una buona squadra, ma nulla più.

Purtroppo per OKC, anche quest’anno Durant ha saltato qualche match di troppo, e l’assenza si è sentita. Detto questo, sulla carta, possono davvero arrivare lontano. KD e Westbrook sono macchine inarrestabili, Ibaka fa il terzo big e il resto del quintetto serve per equilibrare il tutto. Al solito, però, la panchina rende poco o nulla. A parte Kanter e qualche folata di Waiters, la second unit stenta maledettamente.

Billy Donovan ha portato qualcosina in più a livello offensivo – a parte le cifre, si nota un timido tentativo di aver più ritmo e circolazione di palla - ma la difesa resta da mani nei capelli. Anche solo come atteggiamento.

Top: Russel Westbrook – Preferito a Durant perché c’è sempre e, con o senza KD, rimane un giocatore clamoroso. Triple doppie centrate o sfiorate a ogni serata e la solita grinta di chi vuole spaccare il mondo. Peccato che, nella propria metà campo, tenda a scomparire manco fosse uno Stealth.

Flop: Anthony Morrow – Potrebbe essere un’arma tattica importante per OKC, come specialista sugli scarichi pronto a sfruttare gli spazi lasciati dalle difese preoccupate di chiudere su KD e RW. Purtroppo è un po’ scomparso dalla circolazione. Il campo lo vede, ma il canestro no. 



Utah Jazz, voto 7-


Squadra rognosa se ce n’è una: grintosa, atletica, arcigna. Offensivamente i Jazz hanno tutti i limiti del mondo, ma in difesa sono tra i migliori della Lega. Sono copertissimi nel pitturato, dove Gobert e Favors sono tanta roba, e campano della solidità tattica di Hayward e Raul Neto. Gli altri in rotazione (non lunghissima), sono schegge un pochino più impazzite. Ma coach Snyder ci sa fare e ha disciplinato pure loro. Purtroppo vanno a momenti e, spesso, in alternanza. Se segna Burke, delude Burks; o viceversa. 

La sensazione, però, rimane sempre la stessa: per fare il vero salto di qualità serve una stella con la “S” maiuscola. Sennò rimarrà sempre un buon gruppo e nulla più.

Top: Derrick Favors – Detto che Hayward è il migliore di questa squadra, il prodotto di Georgia Tech merita un plauso per l’ottima stagione sin qui disputata. Presente in difesa con rimbalzi, stoppate e intimidazioni, riesce a essere efficace anche in attacco. E visto che Gobert non sa esserlo, è l’unica alternativa offensiva credibile nel reparto lunghi.

Flop: Trey Burke – Più che una bocciatura, un rimprovero. Per tutte quelle volte in cui si ostina a penetrare, penetrare e ancora penetrare. Se hai quel fisico, ti beccherai stoppate su stoppate, nonostante tu sia bravo (nessuno ne contesta le qualità) ad attaccare il ferro. Meglio quando gioca più "controllato".

 

 

Minnesota, voto 6.5


Attesa da tutti come la possibile rivelazione dell’anno, sta confermando le aspettative. Forse, visto il potenziale, solo in parte.

Rispetto alla passata stagione, un enorme salto in avanti (peggio era difficile), ma l’inizio di annata è stato difficile e qualche passaggio a vuoto è pane settimanale di questi Lupi.  

Attenuanti? Sì, ci sono: un ambiente destabilizzato dall’addio di Flip Saunders, i tanti giovani e un amalgama da costruire, le troppe assenze di Rubio. Perché diciamocelo chiaro: lo spagnolo può spostare l’ago della bilancia. E’ in grado di dettare i tempi e innescare gli esterni come nessun altro. Quando manca, tutto diventa più farraginoso.
L’ex Barca non è la panacea di tutti i mali, ma i Wolves “fatti e finiti” non possono farne a meno.

Dunque, tanto lavoro da fare.

Top: Andrew Wiggins – Senza dubbi la stella della squadra. In continua evoluzione e sempre più efficace. Offensivamente ha una rosa di soluzioni ampissima, soprattutto ora che sta sfruttando al meglio il suo atletismo. E’ un giocatore di prima fascia.

Flop: Shabazz Muhammad – Spesso disordinato, abborracciato e confusionario. Fisicamente potrebbe dominare, ma deve anche fare i conti con una tecnica non eccelsa. E, sinceramente, con una relativa intelligenza cestistica. Deve costruire una sua dimensione. 
 

 

Portland Trailblazers, voto 6


Partenza super, brusco calo, mediocre equilibrio: questo il riassunto della prima parte di stagione dei Blazers.

Come normale fosse, è una squadra che deve ancora costruire la propria natura dopo il pesante rebuilding (verso il basso) estivo. Lillard e McCollum sono le certezze di Stotts, che può sorridere anche per un discreto Aminu. Il resto è tutto da vedere. Tanti giocatori che ruotano, in particolare nel reparto lunghi, ma nessuno che riesca a convincere del tutto. Nella finestra delle trade potrebbe succedere qualcosina.

Come pronosticabile, sarà un anno di transizione e "ricerca interiore". Non mi aspetto molto e. sinceramente, vedo difficile un approdo ai playoff. 

Top: Damian Lillard – Il supercontrattone firmato in estate lo investe del ruolo di leader e stella della squadra. Doti tecniche e carisma non mancano. Il problema, ahimè, è che il solo McCollum va alla sua velocità. Spesso deve giocare da solo.

Flop: Noah Vonleh – Arrivato in estate come scommessa dopo che Charlotte ha alzato bandiera bianca. Ha giocato una buona Summer League, ma, appena si è cominciato a far sul serio, è sparito. Pian piano, coach Stotts lo sta accantonando. Sa tanto di ennesima occasione sprecata.

 

 

Denver Nuggets, voto 6.5 


Alti e bassi. Squadra da metà classifica che soffre enormemente con le grandi ma se la gioca bene con tutte le altre. 

Malone ha ridato fiducia a un gruppo che aveva chiuso la passata stagione tra mille dubbi e troppi interrogativi tattici. Senza cambiare chissà che, a parte il buon impatto di Mudiay, l’attacco pare un po’ più fluido ed efficace: la soluzione giusta per una franchigia senza superstar (non me ne voglia Danilo) ma tanti giocatori disposti al sacrificio e capaci di fare un po’ di tutto. Da questo punto di vista, l’assenza forzata di Chandler ha tolto tanto. 
Insomma, né carne né pesce. Nella NBA non è mai un pregio (a mio avviso).

Top: Danilo Gallinari – E’ il giocatore che “più sposta” e con maggiore talento. Tante prestazioni da dominatore, alternate ad altre più in sordina. Ma non si può dubitare del fatto che sia il leader carismatico e tecnico della squadra.


Flop: Randy Foye –Non mi aspettavo cifre folgoranti, ma i 4 punti e poco più di media sono davvero pochi. In un reparto esterni in cui potrebbe dire la sua, fatica e non dà garanzie. Parabola discendente.


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