La veemente reazione dopo l’uno-due giallorosso è stata
tanto emozionante quanto inaspettata. Perché, se è vero che la Dea non aveva
approcciato male il match, va pur detto che la Roma aveva costruito i due gol
palla a terra, con qualità, proprietà di palleggio, sapienza tattica e
tecnica. Insomma, di sostanziale superiorità. D’altronde, sulla carta e
non, tra le due c’è un discreto (eufemismi) gap.
Ho subito temuto che le perle di Digne e Nainggolan
avrebbero avuto effetti devastanti sulla gara dell’Atalanta. Così è stato, ma
solo per pochi minuti. Giusto il tempo
di incassare il duro colpo, sgomberare la testa da brutti pensieri e
ricominciare a fare il proprio gioco. Pressing, accelerazioni e
verticalizzazioni improvvise: quel che ci vuole per mettere in difficoltà una
squadra fantasiosa come quella di Spalletti.
Così nasce l’azione che porta D’Alessandro al gol. Così
prende forma la giornatona del Papu, incubo continuo per gli statici difensori
romanisti. Gomez attacca, punta gli avversari, sterza e cerca i tagli in mezzo
all’area. Cresce la spinta, sale l’incitamento e arriva il pareggio. Finalmente
Borriello, da angolo, come un bomber vero.
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Marco Borriello: primi due gol in maglia Atalanta (foto dal web) |
Palla al centro e tutto riparte come nulla fosse. Questa
volta, però, con un'Atalanta sulle ali dell’entusiasmo. Anche perché la Roma
fatica a ritrovare lucidità e, soprattutto, la zampata decisiva. Bene fino alla
trequarti, con triangolazioni e scambi veloci; meno quando deve concretizzare,
con Dzeko che boh, commentatelo da soli.
La Dea ci mette la “garra”. I difensori soffrono il giusto. Magari
vanno sotto nell’uno contro uno, ma il sistema di aiuti e raddoppi funziona.
Così come il lavoro sporco del centrocampo, costruito più per fare da diga che
per ispirare e manovrare. Freuler, Migiliaccio e Kurtic, infatti, non possono
illuminare (tanti errori tecnici, perlopiù per lo svizzero), ma “picchiare” sì. E quello
fanno, finchè fiato e gambe reggono.
Peccato che, dopo il colpo da biliardo di Borriellone per il
3-2, sia mancata la sfrontatezza per rimpinguare il bottino. C’è mancato poco,
ma tanto è bastato alla Roma per rimettersi in pista. I cambi giusti, l’orgoglio
e l’evidente calo atletico nerazzurro hanno aperto una nuova fase del match:
Atalanta chiusa nella propria metà campo senza le energie per sprintare e
capitolini sbilanciati in avanti. Il gol di Totti è stato lo scontato epilogo.
Per un 3-3 che lascia l’amaro in bocca, ovviamente, ma non
cancella una prova lodevole. Applausi meritati, per la reazione, la resilienza,
l’intraprendenza e la spavalderia.
Alzi la mano chi, dopo i primi 30 minuti, avrebbe immaginato
che ci saremmo ritrovati a mangiarci le mani per due punti persi…
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