L’Atalanta si è trovata di fronte una squadra superiore. Ai bergamaschi, ma anche a tutte le altre del nostro campionato. E non è
retorica cavalleria; è un dato di fatto.
Inoltre, giusto per metterci un carico in più, la Juve è
l’unica “grande” che a Bergamo non ha mai sofferto particolarmente.
Giusto e comprensibile, dunque, anche viste le assenze, mettere un 3-5-2 che potesse
dare sicurezze difensive, contrastare le avanzate delle ali bianconere (oggi in
rosa) e garantire spinta in ripartenza.
Peccato, però, che Dramè e Conti abbiano trascurato troppo la fase offensiva. L’attacco con la coppia di punte pure – Monachello e Borriello – infatti, poteva risultare utile nel caso i due, col colpito di far salore il baricentro, avessero trovato costante sostegno e linee di scarico. Ma così non è stato. Fasce bloccate ed eccessivamente accorte, centrocampisti troppo bassi. Così facendo, non “obblighi” gli avversari a dover lavorare in copertura, magari pescandoli in inferiorità numerica. Sono state concesse letture davvero semplici.
Peccato, però, che Dramè e Conti abbiano trascurato troppo la fase offensiva. L’attacco con la coppia di punte pure – Monachello e Borriello – infatti, poteva risultare utile nel caso i due, col colpito di far salore il baricentro, avessero trovato costante sostegno e linee di scarico. Ma così non è stato. Fasce bloccate ed eccessivamente accorte, centrocampisti troppo bassi. Così facendo, non “obblighi” gli avversari a dover lavorare in copertura, magari pescandoli in inferiorità numerica. Sono state concesse letture davvero semplici.
Con la mediana impegnata a fare densità e contrastare i vari
Pogba e Khedira, senza molto successo, ci si è affidati, più che altro, ai lanci
lunghi per gli attaccanti e a un’eccessiva ricerca dell’imbucata immediata. Palla
lunga e poco supporto. Non a caso, Borriello si è spesso lamentato con i
compagni, invitandoli a servirlo in un modo piuttosto che in un altro e a
proporre tagli, linee di passaggi e sponde. Un atteggiamento comprensibile.
Anche perché, in effetti, il #22 ha giocato una buona partita, prendendosi
spesso responsabilità da leader. Per 75 minuti, però, ha
urlato in vano. Sempre isolato o con il solo Monachello: tremenda situazione.
![]() |
Borriello non mi è dispiaciuto. Perlomeno, ci ha provato (immagine presa dal web) |
Di fronte, e va sempre ripetuto, c’erano i campioni d’Italia. E la
qualità juventina si è vista sin da subito. Nei movimenti, nella naturalezza
delle giocate, nella fredda lucidità in ogni situazione. Puoi studiare quello
che vuoi, tatticamente e via dicendo, ma al primo errorino ti puniranno. E così
è stato.
Anche sotto, l’atteggiamento dei ragazzi di Reja non è
cambiato: mediana bloccata e con compiti prettamente difensivi, attaccanti a
sgomitare e palla lunga come costante. Alla ricerca del guizzo. Magari su
calcio da fermo, dove, in effetti, qualche pericolo è stato creato. Ma se
Buffon non prende gol da inizio gennaio e l’Atalanta non vince da un’era
geologica, un motivo ci sarà.
Anche l’apprezzabile sforzo di metà ripresa, perciò, si è
spento nel nulla. Anzi, è stato sedato con un colpo di genio e classe del neoentrato
Lemina. Applausi e resa definitiva; poco da farci.
D’altronde poco si può dire all’Atalanta di oggi.
Avversario, assenze, riconosciute difficoltà: una combo letale per chiunque,
figuriamoci per una squadra che zoppica da mesi.
Va presa con filosofia e coscienza. Era una sconfitta
pronosticata; una giornata in cui focalizzare la propria attenzione sui
risultati degli altri, Frosinone in primis. E i ciociari hanno vinto, anche
bene, contro l’Udinese di Colantuono, riaprendo il discorso salvezza come non
mai. Quattro miseri punti: questo il risicato gap che divide i bergamaschi
dalla zona retrocessione.
Nessun commento:
Posta un commento