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giovedì 3 dicembre 2015

Butto lì le prime pagelle di questa stagione NBA - Southwest Division

E’ passato poco dall’inizio di questa stagione. Un mese circa: nulla se pensiamo a quanto dura quella dolce maratona detta NBA. Tuttavia, siamo in quel momento in cui è possibile tirare i primi bilanci, acerbi ma non troppo, e renderci conto di quali squadre stanno deludendo, quali convincendo e quali, infine, devono cambiare rotta per non buttar via l’annata.

Ripeto: una ventina di partite è poco, ma anche sufficiente per farsi un’idea. Cercherò, dunque, di analizzare Division per Division l’andamento delle varie franchigie, dando un voto (valutazione stupida e limitante, ma facile e immediata) a ciascuna e indicando quale giocatore sta rispettando(o addirittura superandole) le aspettative e quale, invece, le sta deludendo.

Ok? Ci siamo? Tutto molto semplice direi. 


Appuntamenti precedenti: 

Atlantic Division
Southeast Division 
Northwest Division 
Pacific Division


SOUTHWEST DIVISION


 

Dallas Mavericks, voto 7.5


Vista la movimentata estate, tra un parziale rebuilding e il "gran rifiuto" di DeAndre Jordan, ci si aspettava una stagione di mediocre profilo. Invece, i texani hanno sorpreso tutti cominciando l’annata alla grande. Poi qualche sconfitta in fila che, però, non rovina quanto di buono è stato fatto.

Cavalcando un Dirk in spolvero, soprattutto come percentuale dal campo, e un Deron Williams ritornato su buonissimi livelli, Carlisle sta costruendo una squadra operaia ma con sprazzi di talento, senza super stelle (almeno come cifre) ma tanti lottatori.

Senza pressioni e particolari ambizioni, questa Dallas può togliersi qualche bella soddisfazione. Viste le difficoltà inaspettate di altre franchigie, non è impossibile sperare nei playoff. 

Top: Dirk Nowitzki – Detto che anche D-Will meriterebbe lode, il tedescone si sta confermando, una volta di più, il leader indiscusso della squadra, sia per tecnica che per carisma. In 30 minuti, “solo” 17.5 punti di media, ma tirando divinamente: 50.4% dal campo, 44.6% da tre e 90.6 ai liberi.

Flop: Devin Harris – Esce dalla panchina e ha meno spazio rispetto alle passate stagioni. Ecco spiegate le cifre poco esalanti. Paga la crescita di Williams ma, un po’ a sorpresa, anche la presenza di Felton. Spesso viene accantonato.


Houston Rockets, voto 4.5


Inizio imbarazzante, condito di sconfitte e prestazioni indecenti. Per pochezza tecnica e tattica, ma anche a causa di un atteggiamento autolesionista, poco professionale e deleterio.
Sembrava che non volessero giocare e che, tutto sommato, poco gli importasse di perdere.

Crisi che ha portato all’allontanamento di McHale, sostituito dal suo vice Bickerstaff.

Le cose non sono cambiate poi molto, anche se si è visto qualcosa in più, soprattutto da Harden. I numeri, sempre impietosi, parlano di un gruppo ancora nel mezzo di un vortice negativo che rischia di segnare indelebilmente la stagione.

Houston attacca male e difende peggio. Anzi, non difende proprio. Aggrappata a un gioco di isolamenti che ormai rende il giusto e alla speranza che il “Barba” estragga sempre il coniglio dal cilindro. A volte ci prova e ci riesce; peccato che la mancanza di applicazione e grinta nella propria metà campo renda tutto inutile.

Top: James Harden - Nonostante un atteggiamento da schiaffi, specialmente quando c'è da difendere, non si può negare che sia lui la stella della squadra. Giocando male ne mette 20 come nulla fosse. Ancora, però, c'è da lavorare. Più che altro, è sintomatico il fatto che si parli quasi esclusivamente delle sue dormite difensive.

Flop: Ty Lawson – Preso in estate per colmare il vuoto nel ruolo di play, è stato spedito in panchina dopo pochi match. Non ha il fosforo e le caratteristiche per aiutare il gioco di questi Rockets. Non a caso, si parla già di un’ipotesi trade. 

 

 

San Antonio Spurs, voto 8.5


L’arrivo di Aldridge ha inciso sui collaudatissimi schemi di una squadra abituata a giocare a memoria. Ancora c’è qualcosa da sistemare, ma Pop sa il fatto suo, il gruppo anche e Aldridge è giocatore intelligente.

Più isolamenti per l’ex Portland, un ritorno a due torri nel pitturato e responsabilità sempre maggiori per Leonard: queste le nuove chiavi in un attacco che, comunque, sa predicare basket.

In difesa, poi, le cose non hanno fatto che migliorare. La chiave di questo ottimo inizio dei nero-argento sta proprio nella solidità in fase di contenimento. Sugli esterni ci sono uomini in grado di cambiare su tutti e stoppare ogni tentativo avversario, mentre, nel pitturato, Duncan e Aldridge intimoriscono chiunque.

Aspettando che l’attacco si affini ancor di più, sono i 90 punti a partita concessi agli avversari che fanno la differenza.

Top: Kawhi Leonard – Si può essere i più incisivi su entrambi i lati del campo? Sì, se sei Kawhi Leonard. Alle straordinarie doti difensive, sta aggiungendo, di partita in partita, una crescente consapevolezza nei propri mezzi offensivi. E adesso crea dal palleggio, spara da tre, va dritto al ferro e mette 20 punti a partita come nulla fosse.

Flop: Kyle Anderson – Visto il talento, e l’ottima Summer League, mi aspettavo qualcosa in più. Pensavo riuscisse ad avere più impatto nelle rotazioni. Invece, qualche errore e distrazione di troppo hanno fatto perdere la pazienza a Popovich, che, ormai, gli fa vedere il campo solo per una decina di minuti.

 

Memphis Grizzlies, voto 6+


Prime settimane da 4, ultimo periodo 8.5. Ecco perché la sufficienza stentata. Ma i Grizzlies, ne sono certo, sono destinati a migliorare.

E’ che l’inizio di stagione è stato davvero disastroso: squadra lentissima, molle, impacciata, impalpabile in attacco e stranamente fragile in difesa. C’era la sensazione che il gioco compassato e trotterellato tipico di Joerger stesse diventando un boomerang.

Ma va anche detto che gli uomini chiave non stavano rendendo al massimo: Gasol avulso, Randolph sprecone, Lee impreciso e tanti dubbi su chi dovesse completare il quintetto. Il solo Conley si è sempre mantenuto su alti standard. Anzi, conoscendone le caratteristiche, si è anche sforzato di prendersi maggiori responsabilità.

Poi l’arrivo di Chalmers (un pò di follia che serviva), Green in quintetto, la crescita di Barnes e quel pizzico di velocità in più messa sul campo. Tutto è andato migliorando e, ora, i Grizzlies sono tornati competitivi e vivi.

Il record è in positivo: una volta trovati gli equilibri giusti, ci sarà ancora margine di crescita.

Top: Mike Conley – Come accennato, anche nelle avversità è sembrato l’unico “sul pezzo”. Rispetto agli anni scorsi, inoltre, mette più aggressività e intraprendenza in attacco. Uomo fondamentale.

Flop: Vince Carter – Grazie agli acciacchi di Randolph ha trovato un po’ di spazio in più, ma rimane la sensazione che, ahimè, Vincredible sia al termine della sua straordinaria carriera.

 

New Orleans Pelicans, voto 4.5


Alvin Gentry è arrivato in estate per esaltare le caratteristiche del gruppo e portare nella Louisiana il basket vincente dei Warriors. Nulla di tutto ciò è stato visto dalle parti di New Orleans. Per buona pace di Monty Williams, sacrificato a sorpresa dopo aver conquistato degli inaspettati playoff.

Tanta confusione, pochi risultati e troppe figuracce. C’è da dire, ed è un alibi gigantesco, che gli infortuni hanno decimato la rosa, costringendo lo staff tecnico ad affidarsi a giocatori che, sulla carta, avrebbero dovuto fare numero e nulla più. Mettiamoci pure che Anthony Davis ha dovuto saltare qualche match, e la frittata è fatta.

Tre settimane di oblio. Poi 3 vittorie in 4 partite, grazie a Davis, un solidissimo Anderson e un sorprendente Ish Smith. Si pensava a una lenta ma costante risalita. Diciamo che, per ora, sta rimanendo molto ma molto lenta. Anzi, non si capisce nemmeno se sia una risalita.

Da un paio di gare è tornato anche Evans. Dunque, il roster pare quasi al completo. Da qui a fine anno (solare) si capirà se il progetto Gentry sia stato un giusto azzardo.   

Top: Anthony Davis – Troppo facile, troppo scontato. Ma tant’è: ogni volta che mette piede in campo, e ci rimane, dimostra di essere un potenziale MVP. E ha mantenuto fede alle promesse: adesso tira anche da tre con buona efficacia.

Flop: Omer Asik – Ha uno stipendio pesante, tanta considerazione e un posto quasi fisso in quintetto. Io, però, non riesco a giustificare nessuna delle tre cose. Mi sembra sempre molle e svogliato, per non parlare dell’inutilità offensiva. Per me, un mistero.

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