E’ passato poco dall’inizio di questa stagione. Un mese
circa: nulla se pensiamo a quanto dura quella dolce maratona detta NBA. Tuttavia,
siamo in quel momento in cui è possibile tirare i primi bilanci, acerbi ma non
troppo, e renderci conto di quali squadre stanno deludendo, quali convincendo e
quali, infine, devono cambiare rotta per non buttar via l’annata.
Ripeto: una ventina di partite è poco, ma anche sufficiente per farsi un’idea. Cercherò, dunque, di analizzare Division per Division l’andamento delle varie franchigie, dando un voto (valutazione stupida e limitante, ma facile e immediata) a ciascuna e indicando quale giocatore sta rispettando(o addirittura superandole) le aspettative e quale, invece, le sta deludendo.
Ok? Ci siamo? Tutto molto semplice direi.
Northwest Division
Pacific Division
SOUTHWEST DIVISION
Dallas Mavericks, voto 7.5
Vista la movimentata estate, tra un parziale rebuilding e il
"gran rifiuto" di DeAndre Jordan, ci si aspettava una stagione di mediocre
profilo. Invece, i texani hanno sorpreso tutti cominciando l’annata alla
grande. Poi qualche sconfitta in fila che, però, non rovina quanto di buono è
stato fatto.
Cavalcando un Dirk in spolvero, soprattutto come percentuale
dal campo, e un Deron Williams ritornato su buonissimi livelli, Carlisle sta
costruendo una squadra operaia ma con sprazzi di talento, senza super stelle
(almeno come cifre) ma tanti lottatori.
Senza pressioni e particolari ambizioni, questa Dallas può togliersi qualche bella soddisfazione. Viste le difficoltà inaspettate di altre franchigie, non è impossibile sperare nei playoff.
Top: Dirk Nowitzki – Detto che anche D-Will meriterebbe lode, il tedescone si sta confermando, una volta di più, il leader indiscusso della squadra, sia per tecnica che per carisma. In 30 minuti, “solo” 17.5 punti di media, ma tirando divinamente: 50.4% dal campo, 44.6% da tre e 90.6 ai liberi.
Senza pressioni e particolari ambizioni, questa Dallas può togliersi qualche bella soddisfazione. Viste le difficoltà inaspettate di altre franchigie, non è impossibile sperare nei playoff.
Top: Dirk Nowitzki – Detto che anche D-Will meriterebbe lode, il tedescone si sta confermando, una volta di più, il leader indiscusso della squadra, sia per tecnica che per carisma. In 30 minuti, “solo” 17.5 punti di media, ma tirando divinamente: 50.4% dal campo, 44.6% da tre e 90.6 ai liberi.
Flop: Devin Harris – Esce dalla panchina e ha meno spazio
rispetto alle passate stagioni. Ecco spiegate le cifre poco esalanti. Paga la
crescita di Williams ma, un po’ a sorpresa, anche la presenza di Felton. Spesso
viene accantonato.
Dirk Nowitzki 13º giocatore della storia #NBA con almeno 10.000 tiri a bersaglio pic.twitter.com/FLRWSMatVu
— Davide Chinellato (@dchinellato) 1 Dicembre 2015
Houston Rockets, voto 4.5
Inizio imbarazzante, condito di sconfitte e prestazioni
indecenti. Per pochezza tecnica e tattica, ma anche a causa di un atteggiamento
autolesionista, poco professionale e deleterio.
Sembrava che non volessero giocare e che, tutto sommato,
poco gli importasse di perdere.
Crisi che ha portato
all’allontanamento di McHale, sostituito dal suo vice Bickerstaff.
Le cose non sono cambiate poi molto, anche se si è visto
qualcosa in più, soprattutto da Harden. I numeri, sempre impietosi, parlano di
un gruppo ancora nel mezzo di un vortice negativo che rischia di segnare
indelebilmente la stagione.
Houston attacca male e difende peggio. Anzi, non difende
proprio. Aggrappata a un gioco di isolamenti che ormai rende il giusto e alla
speranza che il “Barba” estragga sempre il coniglio dal cilindro. A volte ci
prova e ci riesce; peccato che la mancanza di applicazione e grinta nella
propria metà campo renda tutto inutile.
Top: James Harden - Nonostante un atteggiamento da schiaffi, specialmente quando c'è da difendere, non si può negare che sia lui la stella della squadra. Giocando male ne mette 20 come nulla fosse. Ancora, però, c'è da lavorare. Più che altro, è sintomatico il fatto che si parli quasi esclusivamente delle sue dormite difensive.
Flop: Ty Lawson – Preso in estate per colmare il vuoto
nel ruolo di play, è stato spedito in panchina dopo pochi match. Non ha il
fosforo e le caratteristiche per aiutare il gioco di questi Rockets. Non a
caso, si parla già di un’ipotesi trade. San Antonio Spurs, voto 8.5
L’arrivo di Aldridge ha inciso sui collaudatissimi schemi di una squadra abituata a giocare a memoria. Ancora c’è qualcosa da sistemare, ma Pop sa il fatto suo, il gruppo anche e Aldridge è giocatore intelligente.
Più isolamenti per l’ex Portland, un ritorno a due torri nel
pitturato e responsabilità sempre maggiori per Leonard: queste le nuove chiavi
in un attacco che, comunque, sa predicare basket.
In difesa, poi, le cose non hanno fatto che migliorare. La
chiave di questo ottimo inizio dei nero-argento sta proprio nella solidità in
fase di contenimento. Sugli esterni ci sono uomini in grado di cambiare su
tutti e stoppare ogni tentativo avversario, mentre, nel pitturato, Duncan e Aldridge
intimoriscono chiunque.
Aspettando che l’attacco si affini ancor di più, sono i 90
punti a partita concessi agli avversari che fanno la differenza.
Top: Kawhi Leonard – Si può essere i più incisivi su
entrambi i lati del campo? Sì, se sei Kawhi Leonard. Alle straordinarie doti
difensive, sta aggiungendo, di partita in partita, una crescente consapevolezza
nei propri mezzi offensivi. E adesso crea dal palleggio, spara da tre, va
dritto al ferro e mette 20 punti a partita come nulla fosse.
Kawhi Leonard tonight...
25 points
7 rebounds
6 assists
5 blocks
4 steals pic.twitter.com/nLBTH6Hkms
— San Antonio Spurs (@spurs) 28 Novembre 2015
Memphis Grizzlies, voto 6+
Prime settimane da 4, ultimo periodo 8.5. Ecco perché la sufficienza stentata. Ma i Grizzlies, ne sono certo, sono destinati a migliorare.
E’ che l’inizio di stagione è stato davvero disastroso:
squadra lentissima, molle, impacciata, impalpabile in attacco e stranamente
fragile in difesa. C’era la sensazione che il gioco compassato e trotterellato
tipico di Joerger stesse diventando un boomerang.
Ma va anche detto che gli uomini chiave non stavano rendendo
al massimo: Gasol avulso, Randolph sprecone, Lee impreciso e tanti dubbi su chi
dovesse completare il quintetto. Il solo Conley si è sempre mantenuto su alti
standard. Anzi, conoscendone le caratteristiche, si è anche sforzato di
prendersi maggiori responsabilità.
Poi l’arrivo di Chalmers (un pò di follia che serviva), Green in quintetto, la crescita di
Barnes e quel pizzico di velocità in più messa sul campo. Tutto è andato
migliorando e, ora, i Grizzlies sono tornati competitivi e vivi.
Il record è in positivo: una volta trovati gli equilibri giusti, ci sarà
ancora margine di crescita.
Top: Mike Conley – Come accennato, anche nelle avversità è
sembrato l’unico “sul pezzo”. Rispetto agli anni scorsi, inoltre, mette più
aggressività e intraprendenza in attacco. Uomo fondamentale.
Flop: Vince Carter – Grazie agli acciacchi di Randolph ha
trovato un po’ di spazio in più, ma rimane la sensazione che, ahimè,
Vincredible sia al termine della sua straordinaria carriera.
— Memphis Grizzlies (@memgrizz) 28 Novembre 2015
New Orleans Pelicans, voto 4.5
Alvin Gentry è arrivato in estate per esaltare le
caratteristiche del gruppo e portare nella Louisiana il basket vincente dei
Warriors. Nulla di tutto ciò è stato visto dalle parti di New Orleans. Per
buona pace di Monty Williams, sacrificato a sorpresa dopo aver conquistato
degli inaspettati playoff.
Tanta confusione, pochi risultati e troppe figuracce. C’è da
dire, ed è un alibi gigantesco, che gli infortuni hanno decimato la rosa,
costringendo lo staff tecnico ad affidarsi a giocatori che, sulla carta, avrebbero
dovuto fare numero e nulla più. Mettiamoci pure che Anthony Davis ha dovuto
saltare qualche match, e la frittata è fatta.
Tre settimane di oblio. Poi 3 vittorie in 4 partite, grazie
a Davis, un solidissimo Anderson e un sorprendente Ish Smith. Si pensava a una
lenta ma costante risalita. Diciamo che, per ora, sta rimanendo molto ma molto
lenta. Anzi, non si capisce nemmeno se sia una risalita.
Da un paio di gare è tornato anche Evans. Dunque, il roster
pare quasi al completo. Da qui a fine anno (solare) si capirà se il progetto
Gentry sia stato un giusto azzardo.
Top: Anthony Davis – Troppo facile, troppo scontato. Ma tant’è:
ogni volta che mette piede in campo, e ci rimane, dimostra di essere un
potenziale MVP. E ha mantenuto fede alle promesse: adesso tira anche da tre con
buona efficacia.
Flop: Omer Asik – Ha uno stipendio pesante, tanta
considerazione e un posto quasi fisso in quintetto. Io, però, non riesco a
giustificare nessuna delle tre cose. Mi sembra sempre molle e svogliato, per
non parlare dell’inutilità offensiva. Per me, un mistero.
Anthony Davis in faccia a Marc Gasol, Alvin Gentry se la ride #ridebenechirideultimo https://t.co/qHhKYvo5Up
— Niccolò Trigari (@Niccolo_Trigari) 2 Dicembre 2015
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