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mercoledì 18 novembre 2015

Kevin McHale: allenatore rivedibile, giocatore leggendario

Kevin McHale esonerato dagli Houston Rockets. Alzi la mano chi è sorpreso (senza barare).

In effetti, non si può dare torto alla dirigenza texana. I biancorossi, a prescindere da tutti i limiti tecnici e, soprattutto, mentali del proprio roster, stavano sprofondando in una sprirale poco confortante. Record di 4-7, una striscia aperta di 4 sconfitte consecutive e un gioco inesistente. Un'involuzione che andava fermata, anche con decisioni drastiche.

McHale non dava più l'idea di avere la squadra in mano, prigioniero di una filosofia di gioco poco chiara e troppo legata alle fortune, o sfortune, di un paio di interpreti. Se non solo uno: James Harden.

Ma vabbè, non mi va di entrare nello specifico (ammesso ne sia capace) della crisi tecnico-tattica di Houston. Questo è un post che vuole essere di conforto per l'ormai ex coach. O meglio, che lo vuole riabilitare agli occhi di tutti. E il modo migliore per farlo è, senza dubbio, ricordare chi era McHale prima di diventare allenatore.

Era un giocatore strepitoso, capace di scrivere la storia del Gioco con i fantastici Celtics versione anni Ottanta di cui era simbolo e trascinatore insieme a Larry Bird e Robert Parish: un trio che, fino a pochi giorni fa, era il più vincente all-time (superati da Manu-Timmy-Tony).

Un'ala grande com tutti i suoi crismi: fisico (circa 2.08), tecnica, carattere, talento difensivo e offensivo. Uno da All Star Game e Hall Of Fame che, ancora oggi, viene preso come esempio e punto di riferimento.

Gustatevelo, cercando di dimenticarvi per un attimo che, al contrario, come allenatore non è sembrato proprio leggendario.

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