E’ passato poco dall’inizio di questa stagione. Un mese
circa: nulla se pensiamo a quanto dura quella dolce maratona detta NBA. Tuttavia,
siamo in quel momento in cui è possibile tirare i primi bilanci, acerbi ma non
troppo, e renderci conto di quali squadre stanno deludendo, quali convincendo e
quali, infine, devono cambiare rotta per non buttar via l’annata.
Ripeto: una quindicina di partite è poco, ma anche sufficiente per farsi un’idea. Cercherò, dunque, di analizzare Division per Division l’andamento delle varie franchigie, dando un voto (valutazione stupida e limitante, ma facile e immediata) a ciascuna e indicando quale giocatore sta rispettando(o addirittura superandole) le aspettative e quale, invece, le sta deludendo.
Ok? Ci siamo? Tutto molto semplice direi.
SOUTHEAST DIVISION
Miami Heat, voto 7.5
Difesa arcigna e attacco quadrato, senza tanti fronzoli o ghirigori: questo il succo dei Miami Heat versione 2015/2016. Una squadra che vuole dimenticare la fallimentare stagione dello scorso anno e, sin qui, ce la sta facendo alla grande.
Il quintetto è di altissimo livello, e si sapeva. In più,
eccoti qualche bella sorpresa con Winslow, efficace sempre più, e Tyler
Johnson, uomo perfetto per dare un po’ di imprevedibilità a un attacco che,
spesso, rimane troppo confinato negli schemi.
La strada è lunga, ma, rispetto agli albori dell’annata, si
sono già visti passi avanti. Sperando che gli infortuni non facciano di nuovo
capolino, i playoff sono più che una possibilità.
Top: Chris Bosh – Alle spalle la brutta vicenda che l’ha
tenuto fermo l’anno scorso, il veterano è tornato più forte che mai. A questo
punto della sua carriera, non ha punti deboli: forte in post, continuo nel tiro
da fuori, solido in difesa e attento al gioco. Con questo Whiteside (un altro
“top”) a presidiare il pitturato, può anche non dannarsi troppo a sgomitare a
rimbalzo.
Flop: Goran Dragic – Altro uomo che ho al FantasyNBA e che, ahimè, sta stentando. Giochicchia benino, ma questo non basta per giustificarne il contrattone e, soprattutto, per fare fede all’enorme talento che lo contraddistingue. Lo sloveno deve cambiare marcia.
Flop: Goran Dragic – Altro uomo che ho al FantasyNBA e che, ahimè, sta stentando. Giochicchia benino, ma questo non basta per giustificarne il contrattone e, soprattutto, per fare fede all’enorme talento che lo contraddistingue. Lo sloveno deve cambiare marcia.
Charlotte Hornets, voto 7+
Partenza a rilento che ha fatto pensare alla solita annata da mani nei capelli. Poi, il risveglio e una constante risalita, all’insegna anche del buon gioco.
Coach Clifford, appena rinnovato, ha aspettato i nuovi
arrivati e li ha inseriti bene nel progetto, nel rispetto delle loro
caratteristiche. Dunque, accanto agli insostituibili Kemba Walker e Al
Jefferson, spazio a Batum tuttofare (e con maggiori responsabilità offensive
rispetto a Portland) e alle scorribande di Jeremy Lin e Jeremy Lamb, preziose
cartucce in uscita dalla panchina.
Dai che Michael Jordan, forse, è finalmente riuscito a
costruire qualcosa di decente.
Top: Nicolas Batum – Reduce dalla peggiore annata della sua
storia, almeno a livello statistico, il francese si sta riprendendo con gli interessi.
Alla solita efficacia difensiva, ha aggiunto una pericolosità in attacco che ci
eravamo dimenticati avesse. Più volte migliore della settimana a Est, è di
nuovo un elemento di grande spessore.
Flop: Spencer Hawes – Come Clifford possa ancora preferirlo a Kaminsky, non riesco proprio a spiegarmelo. Almeno Frank è giovane e da testare; Hawes, invece, è sempre se stesso: inutile in difesa, avulso dal gioco e aggrappato a quel tiro da tre che, oltretutto, non entra mai. Bah.
Flop: Spencer Hawes – Come Clifford possa ancora preferirlo a Kaminsky, non riesco proprio a spiegarmelo. Almeno Frank è giovane e da testare; Hawes, invece, è sempre se stesso: inutile in difesa, avulso dal gioco e aggrappato a quel tiro da tre che, oltretutto, non entra mai. Bah.
Joueurs de la semaine: première pour Nicolas Batum ! https://t.co/yzvdmogEpO
— NBA Frenchies (@nbafrenchies) 18 Novembre 2015
Atlanta Hawks, voto 7-
I troppi e inaspettati passi falsi dell’ultimo periodo mi hanno lasciato un po’ di dubbi. Su una squadra che, prima, mi stava convincendo.
Perché, comunque, prestazioni e qualità del gioco erano di
ottimo livello, nonostante la necessità di sostituire un elemento fondamentale
come DeMarre Carroll. Bazemore, in questo, è stato, un po’ a sorpresa, molto
bravo.
La mancanza di Teague per qualche match, ahimè, ha fatto
riemergere le fragilità di un gruppo che funziona al 100% solo se al completo.
Senza il play, qualcosa si è inceppato. Senza nulla togliere a Schroder e
rendendo spesso vane le ottime cifre del prezioso duo Millsap-Horford.
Ora Teague è tornato e tutto andrà di nuovo a posto, si
spera, ma ancora manca quel qualcosa per essere davvero super competitivi fino
in fondo.
Top: Paul Millsap – Insieme a Horford fa ammattire i lunghi
avversari, perché vaga per il campo senza dare punti di riferimento alle difese
e ricoprendo qualsiasi ruolo. Efficace tanto nel pitturato quanto fuori. Passa,
tira e porta palla senza alcuna difficoltà. In più, quest’anno mi sembra ancora
più energico.
Flop: Tiago Splitter – Giusto perché mi aspetto un po’ più
di presenza a rimbalzo e di minutaggio. Budenholzer, per ora, gli dà giusto un
quarto d’ora o poco più.
Washington Wizards, voto 5.5
Buona partenza, con un Beal da applausi. Poi, con il #3 ai box, tanto per cambiare, brusco rallentamento, non solo nei risultati. Una squadra speso molle e lenta, che non riesce a sfruttare al meglio ciò che un giocatore come Wall potrebbe darle: velocità, imprevedibilità, ritmo.
Difende malaccio e attacca con poche idee, soprattutto se si
deve affidare alla panchina, poco incisiva in ogni spot. Manca, in più, un
leader riconosciuto che sappia alzare la voce. Wall è una stella, ma il carisma
che dava Pierce nella passata stagione è insostituibile.
Ora è tornato Beal (chissà poi per quanto): la speranza dei
capitolini è che l’inerzia possa girare ancora una volta. Anche perché
quest’anno a Est si corre molto di più e non c’è tempo da perdere.
Top: Bradley Beal – Nelle 9 partite giocate, è sembrato
quell’attaccante terrificante che tutti conoscono e aspettano tra un infortunio
e l’altro. Più di 20 punti di media e il 42% da tre. Dovesse trovare
continuità, sarebbe la chiave dell’anno dei Wizards.
Flop: Nene – Continua a sembrare il cugino lontano di quello
che era. Gortat non splende, dunque avrebbe l’opportunità di scalare le
gerarchie, ma stenta e si limita al compitino. Peraltro, senza entusiasmare.
Uh oh, @RealDealBeal23 heating up early! Back-to-back triples!
And when in Charlotte...
#WizHornets pic.twitter.com/afaxPlc34j
— Washington Wizards (@WashWizards) 26 Novembre 2015
Orlando Magic, voto 6.5
Allenatore nuovo, squadra giovane e annata da affrontare day-by-day. Per ora, con discreti risultati.
La franchigia della Florida non è una squadra facile da
affrontare, perché zeppa di atleti e talenti in grado di accendersi
all’improvviso e azzeccare la serata da 20 punti come nulla fosse. D’altro
canto, non hanno nemmeno l’esperienza e la coesione necessaria per
mantenersi sempre su alti standard.
Sa tanto di stagione di transizione, in
attesa di capire cosa riserverà il domani. Ciò non significa, e lo testimoniano
le prestazioni sul campo, che non si stia cercando di fare qualcosa di
sorprendente già ora. Per i playoff sarà dura; non per un risultato
dignitosissimo.
Top: Evan Fournier – Una delle più grandi sorprese di
quest’inizio stagione: miglior realizzatore di squadra, tiratore pericoloso
dall’arco e, in generale, arma offensiva di assoluto livello. Rispetto agli
anni scorsi, un altro giocatore.
Flop: Shabazz Napier – Era una scommessa. Ha anche imbroccato un paio di partite ottime, ma ancora non si capisce se possa essere un vero fattore. Qualcosa in più di quando era Miami o Minnesota, ma il minutaggio rimane bassino e le cifre pure.
Flop: Shabazz Napier – Era una scommessa. Ha anche imbroccato un paio di partite ottime, ma ancora non si capisce se possa essere un vero fattore. Qualcosa in più di quando era Miami o Minnesota, ma il minutaggio rimane bassino e le cifre pure.
— NBA (@NBA) 19 Novembre 2015
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