Mario Balotelli in maglia rossonera. |
Quando penso al bamboccione tipo, mi viene in mente un ragazzo proveniente da una famiglia molto agiata, magari con un padre imprenditore che mantiene la prole grazie alla sua attività. Un baldo giovane che, quindi, non sente più di tanto il dovere di impegnarsi per costruirsi un futuro. Meglio godersi la vita: uscire, bere, festeggiare, viaggiare senza uno scopo. O magari fare l'università per sfizio. Tanto in caso di fallimento atterra sul morbido, ovvero una casa la cui porta è sempre aperta e un reddito sicuro derivante dall'attività di famiglia. E guai a rivolgere accuse ai genitori del bamboccione, magari accusandolo di una bravata: LUI È UN BRAVO RAGAZZO!
Ecco, Balotelli è il nostro ragazzo che non cresce e che non sente il bisogno di lavorare per costruirsi un futuro (con le ovvie differenze). E i genitori? Ovviamente, in questo discorso non mi permetterei mai di coinvolgere i signori Balotelli. In questo caso il ruolo del padre lo ricopre il suo procuratore, Mino Raiola, pronto sempre a concedere un'altra possibilità al suo figliolo. Ok, lo fa per il conto in banca, ma come fa a non stancarsi? Intanto, mamma Galliani prepara a casa il lettino al suo ragazzo, dimenticando lo scarso impegno sul terreno di gioco nel recente passato milanista e i comportamenti sopra le righe fuori dal campo.
Poi, che dietro questa storia ci siano affari più grossi, non ci è dato a sapere. Mi sembra tutt'altro che fantascienza l'ipotesi in base alla quale Balotelli sarebbe una "tassa" per sbloccare il ritorno molto più gradito di Ibrahimovic, rappresentato sempre da Raiola. Una valida ragione per fare un bel reset di memoria sul passato del figliol prodigo e di chiudere occhi e orecchie davanti alle critiche conseguenti all'operazione che lo ha riportato a Milanello.
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