Ci sono squadre che vinceranno titoli e trofei grazie a facoltosi magnati disposti a sganciare quattrini pur di farsi grandi anche nel mondo del calcio; altre, invece, sono destinate a scrivere la storia e legare a doppio filo il proprio nome alla leggenda. Tra queste, la Dinamo Kiev.
Visitare l'Olympic Stadium è d'obbligo per gli appassionati di sport, ma cosa "buona e giusta" anche per chi non sa nulla di pallone. La Dinamo è più di un club, e così va presa. Pezzo di storia ucraina che non può essere ignorato, perché le imprese a tinte bianco-blu sono entrate nel mito Nazionale.
Il mio giro quotidiano parte, dunque, dall'Olimpiis'ka, a pochi passi dal centro. Lo stadio, infatti, sorge maestoso nel cuore della città, tra centri commerciali, hotel e case. Pur essendo un impianto da settanta mila spettatori, si integra al meglio con la zona circostante. Non a caso, i tornelli esterni sono chiusi solo quando ci sono partite o eventi. Altrimenti, è possibile utilizzarlo come quotidiano punto di passaggio. Ed è tutto molto bello.
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Questo l'Olympic Starò un dopo il restyling del 2012 |
L'impianto ospita lo store ufficiale del team, dove acquistare tutto ciò che può riguardare la Dinamo. Io, per personale "deformazione", ho puntato dritto la maglietta ufficiale: personalizzazione e patch ufficiali di Champions o campionato, per l'equivalente di 37 euro. Chi conosce la materia sa che si tratta di un affare.
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Una parte del Fan Store |
Con altri 20 centesimi di euro (non sto scherzando) si può visitare il piccolo museo adiacente al negozio. Una sola sala, modesta per dimensioni ma comunque traboccante di fascino. Le coppe, le formazioni storiche e, ovviamente, i ritratti delle tre icone per eccellenza: il grande colonnello Lobanovskyi, Oleg Blokhin e Andriy Shevchenko (come te nessuno mai; emozioni uniche).
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Immagini dal museo della Dinamo Kiev |
Lasciare lo stadio è triste, ma va fatto. Si potrebbe fare un giro al vicino centro commerciale Gulliver, ma anche no.
Piccola sosta cibo in Bessarabka Square (questa volta opto per il vegano e, con circa 2 euro, ne esco soddisfatto e sorpreso, anche se non sazio) ed eccoci direttamente su Khreschatyk street, la via centrale della città. Negozi, hotel, ristoranti, palazzi è amplissima zona pedonale: facile pensare che sia la via dello "struscio" per eccellenza.
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Khreschatyk street |
Ti accompagna sino a Maidan Nezaležnosti, la Piazza dell'Indipendenza. In pratica, il fulcro di Kiev. La rivoluzione arancione del 2004 ebbe luogo proprio qui.
Alla vostra destra spicca la statua dell'indipendenza, costruita nel 2001 per celebrare i dieci anni dalla separazione dall'Unione Sovietica. Ancora oggi, specialmente durante la sera, è luogo di ritrovo per giovani e artisti di strada.
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La statua dell'Indipendenza |
Dall'altro lato del Maidan, lo "snodo" da cui partono cinque vie. Per farsi una passeggiata, una vale l'altra. In ogni caso, preparatevi alla salita, perché, come forse ancora non sapete, Kiev è una città tutt'altro che pianeggiante. Le mie ginocchia malconce lo sanno bene.
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L'altro lato del Maidan |
La prossima meta è la National Opera, quindi, delle cinque, scelgo la prima sulla sinistra: Hrincenka street. Passato il Molodyl, grande struttura ad arco, svolto a destra su Khmel'nyts'koho Bohdana street. In un batter d'occhio sono arrivato a destinazione.
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La National Opera |
Risale a inizio Novecento, ed è ancora oggi è snodo fondamentale della vita culturale ucraina. La troupe si esibisce in tour in tutto il mondo e quasi ogni spettacolo fa il tutto esaurito. È monumentale, ma si avverte che è ancora pienamente attiva.
È simbolo di quello che viene considerato uno dei distretti più belli ed esclusivi della città. "Scicchettoso" a dir poco, con macchinoni da nababbi che spuntano da ogni dove. Ed anche estremamente colorato e decorato. Il che, considerato il grigiume del resto di Kiev, non passa di certo inosservato.
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Stralci di Khmel'nyts'koho Bohdana street |
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